Villa Ebe viene costruita dall’architetto inglese Lamont Young nel 1920, parte di un progetto molto più ampio mai realizzato. Una villa gemella, parte del progetto originale, viene distrutta sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Gli eredi della moglie dell’architetto inglese abitano la villa fino al 1976. Nel 1997 il Comune di Napoli acquista l’edificio. Nei due successivi anni all’acquisto, sembra paventarsi il progetto di trasformare la villa in un parcheggio per automobili. Grazie alle proteste di tanti cittadini e residenti, come l’artista Pasquale della Monaco, il progetto del Comune sfuma. Purtroppo però, l’anno successivo, un misterioso incendio, giudicato poi di origine dolosa, distrugge completamente tutti gli interni della villa, quasi esclusivamente di legno. Da allora ne rimane il maestoso scheletro, in stato di abbandono. Negli ultimi anni il Comune ha prima inserito l’immobile nella lista tra quelli vendibili, rimuovendolo dopo poco, grazie anche all’impegno di tanti cittadini. E’ degli ultimi mesi la notizia del sequestro della villa, giudicata a rischio crolli.
Cosa ne sarà di Villa Ebe?
Da grande appassionato di Lamont Young (sto preparando anche un documentario su di lui) mi auguro che la villa venga presto ristrutturata e resa accessibile ai napoletani. Cosa farne però? La mia idea è quella di trasformarla in un piccolo museo sulla storia dell’urbanistica napoletana, che, grazie alle moderne tecnologie, racconti come Napoli si è evoluta nel tempo, dalle origini greche, fino ai giorni nostri, passando dai cambiamenti romani, a quelli angioini ed aragonesi, a quelli della Napoli vicereale prima e borbonica poi, a quelli della belle époque napoletana con il liberty, alla Napoli fascista ed alle grandi speculazioni edilizie degli anni ’60. Immagino la realizzazione di questo museo con il supporto del Dipartimento di Architettura della Federico II, garantendo un importante valore scientifico al progetto. Un museo che sia anche accogliente per i turisti, con un piccolo ristorante o bar sulle terrazze della villa, pensando anche a come si riqualificherà quell’area dopo la chiusura del cantiere dell’ascensore: un’area fondamentale per la storia della città, capace di attirare molti turisti. In questo piccolo museo troverebbero posto anche i racconti di tanti architetti e dei loro progetti, da Antonio Niccolini fino a Giulio Ulisse Arata, senza dimenticare i più recenti architetti, come Luigi Cosenza. In questa narrazione, un posto molto importante potrebbe spettare proprio all’opera di Lamont Young, con la sua idea di città, i suoi edifici, il suo progetto di prima metropolitana e la sua riqualificazione di Bagnoli a fine ‘800, già immaginata come un’importante polo turistico, con una forte attenzione alla sostenibilità.
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