Nell’ultima puntata di Fattore Cultura, abbiamo avuto ospite la curatrice Lorena Cangiano e l’artista Domenico Sepe
Con loro abbiamo parlato della produzione culturale seguendo un doppio approccio: da un lato manageriale, legato alla valorizzazione, dall’altro quello artistico.
Il centro storico di Napoli è uno dei più belli del mondo. La sua unicità è stata riconosciuta perfino dall’UNESCO, che ha sottolineato la sua “cultura unica al mondo, che diffonde valori universali per un pacifico dialogo tra i popoli” ed ha inserito il centro storico tra i beni che appartengono all’umanità intera.
C’è una piccola modifica che si potrebbe apportare per valorizzare alcune piazze e migliorarne notevolmente l’estetica ed il decoro. La mia proposta è di rimuovere i cassonetti e le campane dei rifiuti dalle più importanti piazze storiche napoletane. Come avviene ad esempio a Roma e Milano, dove non sono presenti campane dei rifiuti a Piazza Duomo o a Piazza Navona, così a Napoli non dovrebbero essercene in piazze come Piazza Trieste e Trento, Piazza del Gesù, Piazza Dante, Piazza San Domenico Maggiore, Piazza San Gaetano.
Questo non significa rinunciare alla raccolta differenziata in quelle zone. Con un lavoro un semplice, Asia Napoli è riuscita in dieci anni ad aumentare di quattro volte e mezzo il numero delle utenze servite dal porta a porta, da 122.000 a 539.000 (fonte sito web di Asia Napoli). Andrebbe chiesto quindi ad Asia di organizzare un lavoro straordinario, concentrato su queste piazze, per mantenerle pulite con il porta a porta, senza l’utilizzo di campane per i rifiuti.
Un impegno importante, ma che avrebbe un forte impatto sull’estetica di questi luoghi, agli occhi dei cittadini come a quelli dei turisti, e che renderebbe queste piazze ancora più belle.
Negli ultimi tre anni l’Amministrazione Comunale con il coordinamento della già Assessora ai Giovani e al Patrimonio Alessandra Clemente ha avviato un processo di recupero dell’ex mercato di Sant’Anna di Palazzo, ai Quartieri Spagnoli. La struttura, costruita dal celebre architetto Salvatore Bisogni negli anni ’80, è purtroppo caduta in disuso dopo alcuni anni, diventando un ricettacolo di spazzatura. Ho dato personalmente forte impulso ad attivare la fase di recupero.
Con Asia e Napoli Servizi abbiamo ripulito, in 21 giorni, dieci anni di rifiuti abbandonati, bonificando e sanificando la struttura. Il passaggio successivo è stato di convocare due assemblee di quartiere e chiedere di cosa il territorio avesse più bisogno. Le risposte sono state prevalentemente uno spazio per i giovani della zona, per permettere di investire il loro tempo libero in maniera sana, lontano dalla delinquenza. Abbiamo quindi coinvolto l’Istituto per Geometri “G.B. Della Porta – G. Porzio” e chiesto agli studenti di effettuare i rilievi della struttura e, ascoltati i residenti, di proporre progetti per l’ex mercato.
Le risposte dei ragazzi sono state le nostre linee guida per formulare un bando di affidamento della struttura tramite una procedura ad evidenza pubblica. Il responsabile del progetto vincitore è stato quindi coinvolto in un tavolo tecnico con i professori Mario Losasso e Renato Capozzi in rappresentanza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” la coprogettista dell’opera Anna Buonaiuto e i Dirigenti del Comune a vario titolo coinvolti. Questo processo di confronto ha rallentato l’inizio dei lavori, ma è stato fondamentale per definire un progetto di ristrutturazione e rifunzionalizzazione in grado di non tradire il progetto originario dell’architetto Bisogni. Il tavolo di lavoro ha concluso a fine luglio i suoi lavori.
Presto potranno iniziare i lavori che porteranno una struttura abbandonata a trasformarsi in uno spazio aperto alla città, una vetrina per i prodotti del Made in Naples nella corte scoperta e uno spazio dedicato ai giovani dove possano studiare e confrontarsi, con numerose attività. Uno spazio importante per i residenti del quartiere, ma che mi auguro possa diventare un luogo di grande interesse anche per i tanti turisti che negli ultimi anni hanno popolato i quartieri spagnoli e che nell’ultimo periodo stanno tornando a Napoli.
Dopo 5 bellissimi anni di lavoro per il nostro territorio come Consigliere della Prima Municipalità (dove ho ricoperto tra l’altro l’incarico di Presidente della Commissione Trasparenza), ho deciso di candidarmi alle prossime elezioni per il CONSIGLIO COMUNALE. Sono consapevole della complessità di questa sfida, ma credo in questi anni di aver lavorato in maniera fattiva a cercare soluzioni ai problemi del nostro territorio (e non solo), evitando la sterile denuncia fine a se stessa ed evitando di scendere in quella ressa che a volte può essere la politica, quando priva di contenuti.
Certamente vi chiederò di supportarmi in base ad una fiducia personale, ma nelle prossime settimane ho intenzione anche di presentare un mio programma personale, formato da obiettivi a cui puntare, con due grandi priorità: la cultura ed il verde.
5 anni fa sono entrato in politica ed ho avuto modo di guardare tante dinamiche dall’interno. Forte della mia esperienza, è per me inevitabile presentarmi alle prossime elezioni all’interno di una lista civica, a supporto di Alessandra Clemente. Per molti versi, sono sicuro che Alessandra sarà molto differente dall’attuale Sindaco e che saprà dialogare con tutte le forze politiche e civiche per il bene della nostra città. Non ho nulla contro gli altri candidati sindaci, ma non potrei candidarmi in quegli schieramenti, con troppe persone e dinamiche lontane dalla mia visione della politica. Scelgo di impegnarmi per la mia città e di farlo accanto ad una persona che, per storia personale, è e sarà sempre una garanzia unica di legalità.
Grazie a tutti voi per la fiducia e la stima che mi avete accordato e per il vostro supporto per il futuro.
Come è stato per il passato, posso promettervi soltanto una cosa: IL MASSIMO IMPEGNO! Di più e non di meno.
Inaugurata nel 1839, la stazione Bayard era uno dei due capolinea della prima tratta ferroviaria italiana, la Napoli-Portici. Il nome “Bayard” deriva dall’ ingegnere Armand Joseph Bayard de la Vingtrie, uno degli affidatari della concessione di costruzione della ferrovia da parte del Re Ferdinando II. Le locomotive che partivano dalla stazione erano tre, la Longridge, la Vesuvio e la Bayard. Nel 1843 una stazione gemella, da cui partiva il treno per Caserta, veniva costruita a lato della stazione Bayard.
Nel 1866 viene inaugurata la stazione centrale e la stazione Bayard viene trasformata in deposito-officina ferroviaria. Nel 1930 l’ex stazione subisce una nuova trasformazione ospitando una sala teatrale per il Dopolavoro Ferroviario delle Ferrovie dello Stato. I bombardamenti del 1943 ed un incidente nel porto, distruggono quasi tutta la struttura. Il terremoto del 1980 prosegue quest’opera di distruzione. Dall’anno del terremoto la struttura passa al Comune di Napoli, rimanendo in stato di abbandono fino ai giorni nostri.
La stazione Bayard rappresenta una parte importante della memoria storica della città e, direi, anche del paese e per tanto andrebbe recuperata velocemente. Reputo fondamentale però, ragionare su cosa potrebbe diventare e per farlo credo sia estremamente utile e produttivo avere un confronto con i residenti della zona, coinvolgendoli e capendo le loro necessità. Una volta decisa una destinazione d’uso, si potrebbe pensare di recuperare la stazione con dei fondi europei e/o tramite un bando di affidamento. E’ chiaro che questi percorsi chiederebbero molto tempo, soprattutto a livello burocratico: a mio avviso è una problematica che non deve spaventare. Prima si inizia il recupero della stazione, prima potremmo dare una nuova vita alla struttura. Condividi se sei d’accordo www.francescocarignani.it
Nel 1749 Carlo di Borbone commissiona a Ferdinando Fuga una grande struttura che potesse ospitare i poveri del Regno. Con il figlio Ferdinando, il progetto dell’edificio si ridimensiona arrivando alle attuali dimensioni e subendo una svolta maggiormente pragmatica anche nelle finalità. Infatti il Real Albergo dei Poveri negli anni, ospita anche gli orfani, per imparare un mestiere grazie alle numerose maestranze e macchine industriali presenti nell’edificio. Nel corso degli anni la sua funzione sociale muta, ospitando anche altri tipi di enti. La forte incuria negli anni ed il terremoto dell’80 portano all’abbandono del palazzo e lo rendono non utilizzabile.
Il recupero di Palazzo Fuga deve essere una priorità per la politica, nazionale e locale, perché può rappresentare un volano economico estremamente importante per la città. A mio avviso, è fondamentale che con qualsiasi scelta si attui per la struttura, si tenga conto di un forte principio di SOSTENIBILITA’ ECONOMICA: non possiamo assolutamente rischiare di vederlo nuovamente abbandonato dopo pochi anni, considerando inoltre che i 100 milioni a disposizione, come riportato dal Ministro Franceschini, non saranno sufficienti per rimettere a posto tutta la struttura.
Avendo lavorato per alcuni anni nell’ambito di congressi internazionali, ho avuto modo di vedere diversi congressi di migliaia di persone e di valutare quanto il turismo congressuale possa incidere sulle economie locali. Napoli, con la Mostra d’Oltremare, è automaticamente tagliata fuori nella scelta di molti grandi congressi. Questo perché la struttura è molto vecchia, ma soprattutto per la posizione non ottimale in città. Bisogna inoltre tenere conto che a Napoli mancano anche gli alberghi, considerando che Roma ne ha dieci volte in più.
La mia proposta è di trasformare Palazzo Fuga in un POLO CONGRESSUALE, anche con alberghi ed importanti spazi per esposizioni culturali. Un polo del genere attrarrebbe tanti grandi eventi in città, con migliaia di professionisti spesso accompagnati dalle famiglie. Le ricadute di una scelta del genere andrebbero ad incidere notevolmente sul territorio: oltre a rivalutare fortemente l’area, a portare fortissimi guadagni dai turisti, genererebbe soprattutto tantissimo lavoro. La posizione della struttura è ideale: vicino all’aeroporto ed alla stazione e a due passi dal centro storico. I turisti entrerebbero nel centro storico dall’area ad est di via Duomo, rivitalizzando un’area che forse é la meno turistica dello stesso centro. Una struttura come il Los Angeles Convention Center porta ogni anno 2 milioni di visitatori, pronti ad alloggiare, mangiare, fare acquisti e visitare le principali attrazioni culturali, con un notevole impatto sull’economia locale. Strutture storiche in Europa ospitano già moderni centri congressi, come l’Hofburg di Vienna.
Viene da chiedersi, cosa diventerebbe allora la Mostra d’Oltremare? Immagino che la Mostra potrebbe ospitare sedi delle università di Napoli e, data la vicinanza con Monte Sant’Angelo, Piazzale Tecchio ed il CUS, diventare un efficiente cittadella universitaria, un parco dove i giovani possano anche fare sport e rilassarsi tra un momento di studio e l’altro. Questa è la mia proposta, spero di aprire un dibattito per analizzarne i pro ed i contro. Ad ogni modo spero che qualsiasi cosa si faccia per il Real Albergo dei Poveri, venga fatta velocemente, ma anche in maniera ragionata e soprattutto pensando al futuro. Condividi se sei d’accordo www.francescocarignani.it
Nel 1881, il ricco banchiere di origine livornese Matteo Schilizzi, decide di farsi erigere un grande monumento funebre per sé e per la sua famiglia qui a Napoli. Schilizzi chiama quindi un grande architetto dell’epoca, Alfonso Guerra, e lo incarica di costruire un maestoso monumento. I lavori si protraggono per molti anni, finché lo stesso Schilizzi non finanzia più i lavori del mausoleo, che resta per lunghi anni incompiuto. Nel 1921 il Comune di Napoli decide di acquistarlo dagli eredi di Schilizzi per farne un sacrario ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Non disponendo delle risorse economiche necessarie, il Comune chiede ai napoletani di partecipare all’acquisto, con donazioni su di un conto bancario. I sentimenti del periodo post bellico, spingono tantissimi napoletani a partecipare alla raccolta fondi. Il Mausoleo viene quindi acquistato ed i lavori proseguono con il figlio dell’architetto Guerra, Camillo, che completa i lavori per l’inaugurazione del 1923. In seguito il sacrario ospiterà anche i caduti della seconda guerra mondiale e gli eroi delle Quattro Giornate di Napoli, una delle pagine più importanti della città, quando il popolo si ribellò ai nazisti cacciandoli dalla città. Oggi il Mausoleo non è agibile da diverso tempo. Importanti problemi strutturali rendono necessari lavori per circa 8 milioni di euro. Nonostante il progetto di restauro a cura dell’architetto Marco Dezzi Bardeschi sia già pronto, il Comune non dispone dei fondi necessari. Negli anni mi sono occupato in prima persona del Mausoleo, prima provando ad aprirlo per le giornate FAI, poi chiedendo al Sindaco De Magistris di cederlo al Ministero della Difesa, visto che rappresenta l’unico Mausoleo d’Italia non di proprietà del Ministero. Abbiamo però anche condiviso l’idea che sarebbe più giusto provare a farlo rimanere comunale, visto l’enorme sforzo dei cittadini napoletani per acquistarlo all’epoca. Abbiamo provato a verificare con la Città Metropolitana l’idea di coprire l’importo dei lavori, ma senza risultati positivi. Decidemmo quindi di provare a chiedere al Ministero della Difesa la metà della somma necessaria e ad impegnare la Città Metropolitana per l’altra metà. Il Covid ha purtroppo fermato questo discorso, aprendone un altro: la possibilità di inserire il lavori di restauro tra quelli finanziabili con il Recovery Fund. Dopo aver personalmente aiutato a recuperare i progetti di restauro del Mausoleo ad accertandomi che le schede tecniche fossero compilate, venivo a conoscenza della rimozione del progetto tra quelli presentati a Roma. Credo che il recupero del Mausoleo dovrà essere una priorità per la prossima amministrazione, per vari motivi. Lo stile neo-egizio rende il monumento particolarmente rilevante da un punto di vista architettonico. Non va neanche sottovalutato il valore storico e simbolico dell’edificio, che ricorda le Quattro Giornate di Napoli ed i suoi eroi. Infine anche un altro aspetto fondamentale: il mausoleo rappresenta un’importante polmone verde, un parco magnifico per i napoletani. Ma sono anche convinto che il recupero dovrà anche essere una grande opportunità di sviluppo per Posillipo. Per i turisti il Mausoleo, con la sua passeggiata sui tetti da cui godere di una vista unica, potrebbe rappresentare la prima tappa verso la scoperta di quella zona. La mia proposta è di trasformare Piazza Salvatore di Giacomo in un vero e proprio HUB DEL MARE, con collegamenti ecologici verso il mare e le principali attrazioni turistiche: la Gaiola, Riva Fiorita, Marechiaro, ma anche il Virgiliano, Coroglio ed il Parco del Pausilypon. L’ex deposito ANM potrebbe diventare un grande parcheggio dove lasciare le automobili e scegliere di prendere questi collegamenti, o proseguire passeggiando o in bicicletta. Il recupero del Mausoleo e delle aree limitrofi rappresenterebbe quindi un grande cambiamento in termini di vivibilità e turismo. Condividi se sei d’accordo. www.francescocarignani.it
Villa Ebe viene costruita dall’architetto inglese Lamont Young nel 1920, parte di un progetto molto più ampio mai realizzato. Una villa gemella, parte del progetto originale, viene distrutta sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Gli eredi della moglie dell’architetto inglese abitano la villa fino al 1976. Nel 1997 il Comune di Napoli acquista l’edificio. Nei due successivi anni all’acquisto, sembra paventarsi il progetto di trasformare la villa in un parcheggio per automobili. Grazie alle proteste di tanti cittadini e residenti, come l’artista Pasquale della Monaco, il progetto del Comune sfuma. Purtroppo però, l’anno successivo, un misterioso incendio, giudicato poi di origine dolosa, distrugge completamente tutti gli interni della villa, quasi esclusivamente di legno. Da allora ne rimane il maestoso scheletro, in stato di abbandono. Negli ultimi anni il Comune ha prima inserito l’immobile nella lista tra quelli vendibili, rimuovendolo dopo poco, grazie anche all’impegno di tanti cittadini. E’ degli ultimi mesi la notizia del sequestro della villa, giudicata a rischio crolli. Cosa ne sarà di Villa Ebe? Da grande appassionato di Lamont Young (sto preparando anche un documentario su di lui) mi auguro che la villa venga presto ristrutturata e resa accessibile ai napoletani. Cosa farne però? La mia idea è quella di trasformarla in un piccolo museo sulla storia dell’urbanistica napoletana, che, grazie alle moderne tecnologie, racconti come Napoli si è evoluta nel tempo, dalle origini greche, fino ai giorni nostri, passando dai cambiamenti romani, a quelli angioini ed aragonesi, a quelli della Napoli vicereale prima e borbonica poi, a quelli della belle époque napoletana con il liberty, alla Napoli fascista ed alle grandi speculazioni edilizie degli anni ’60. Immagino la realizzazione di questo museo con il supporto del Dipartimento di Architettura della Federico II, garantendo un importante valore scientifico al progetto. Un museo che sia anche accogliente per i turisti, con un piccolo ristorante o bar sulle terrazze della villa, pensando anche a come si riqualificherà quell’area dopo la chiusura del cantiere dell’ascensore: un’area fondamentale per la storia della città, capace di attirare molti turisti. In questo piccolo museo troverebbero posto anche i racconti di tanti architetti e dei loro progetti, da Antonio Niccolini fino a Giulio Ulisse Arata, senza dimenticare i più recenti architetti, come Luigi Cosenza. In questa narrazione, un posto molto importante potrebbe spettare proprio all’opera di Lamont Young, con la sua idea di città, i suoi edifici, il suo progetto di prima metropolitana e la sua riqualificazione di Bagnoli a fine ‘800, già immaginata come un’importante polo turistico, con una forte attenzione alla sostenibilità. Se sei d’accordo, condividi. www.francescocarignani.it
Crypto arte, bitcoin, blockchain… di cosa stiamo parlando? Lo scorso febbraio un’immagine animata di un gattino volante è stata venduta all’asta per l’equivalente di 587mila dollari di una moneta virtuale. Questo strano evento è stato seguito dalla vendita di un’opera digitale, battuta dalla casa d’aste Christie’s per circa 70 milioni di dollari, una cifra che ha lasciato molti sorpresi, trattandosi di un’opera fisicamente non tangibile. Queste cifre sembrano confermare l’importanza di nuovi strumenti e tendenze digitali, che nel futuro cambieranno il modo di lavorare, non solo nell’arte, ma per molte altre professioni. Con un focus particolare sul mondo dell’arte ed il suo mercato, cercheremo di comprendere meglio queste dinamiche e di capire quali sono le loro prospettive future. Indagheremo quindi su questi meccanismi, per capire se stiamo assistendo ad una bolla, una moda passeggera che presto finirà oppure ad un cambiamento epocale nel mondo dell’arte. Ne parleremo con il Professor Francesco Bifulco della Federico II, con Marco Cavicchioli, divulgatore Crypto e con Christian Nirvana Damato, di Artribune. Modera l’incontro il Presidente di Fucina Umanistica Digitale, Francesco Carignani.
Vi aspettiamo lunedì 10 maggio p.v., alle ore 18.30. La diretta dell’incontro verrà trasmessa sulla pagina www.facebook.com/fucinaumanisticadigitale/ ed in seguito su YouTube.
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